La Auto Union AG è stato un gruppo industriale automobilistico, nato dall’unione delle quattro case automobilistiche tedesche DKW, Audi, Horch e Wanderer.
Lo stemma della casa era una figura costituita da quattro cerchi interconnessi allineati orizzontalmente stanti a significare l’unione delle quattro case, anche se in realtà Audi era già stata acquisita da DKW nel 1928.
Negli anni venti del secolo scorso, i quattro marchi che in seguito si sarebbero riuniti sotto l’egida dell’Auto Union, tentarono affannosamente di tornare alla produzione di regime dopo il periodo della iperinflazione che colpì gran parte dell’Europa, ed in particolare la Germania, tra il 1920 ed il 1923. Ma con l’arrivo della crisi del ’29, scoppiata con il martedì nero della borsa di New York, l’introduzione della produzione basata sul principio della catena di montaggio si rivelò controproducente sia per i forti investimenti richiesti per avviarla, sia per la sovrapproduzione causata dalla contrazione del mercato.
Furono questi presupposti a traghettare il destino delle quattro aziende verso l’unione sotto il marchio della Auto Union, unione che avvenne il 29 giugno del 1932, data di nascita della Auto Union AG, con sede a Zschopau.
Il programma dell’Auto Union prevedeva di lasciare in vita tutti i quattro marchi che hanno contribuito alla sua nascita, ed ognuno avrebbe ricoperto una certa fascia di mercato. Così, mentre la DKW si sarebbe occupata di moto ed autovetture di fascia bassa, la Wanderer si sarebbe posizionata un gradino più in alto, occupandosi della produzione di vetture di fascia medio-bassa. Ancora più in alto, l’Audi avrebbe condiviso le basi meccaniche con la Wanderer, ma per produrre modelli di fascia medio-alta, con allestimenti più ricchi e motori più potenti. Al vertice si sarebbe trovata la Horch, ancora una volta incaricata di produrre modelli di lusso.
Un primo grosso guadagnò di notorietà e reputazione si ebbe nel 1934 con l’ingresso dell’Auto Union nel mondo delle competizioni, ma a quella che fu la vera svolta si arrivò solo nel 1936, dopo che i vertici Auto Union si adoperarono per razionalizzare la produzione automobilistica, secondo canoni che all’epoca erano piuttosto innovativi, e che alla fine del secolo sarebbero divenuti la norma, anzi, una necessità per la sopravvivenza di un costruttore automobilistico. In pratica, i quattro marchi dell’Auto Union avrebbero dovuto condividere parti meccaniche, motoristiche e di telaio, laddove possibile, in maniera da contenere i costi di produzione.
Non vennero però in alcun modo stravolte le singole identità dei marchi.
Nel 1936, la sede dell’Auto Union fu trasferita da Zschopau a Chemnitz, dove vennero create delle suddivisioni per quanto riguarda i settori operativi. Nacquero così lo ZKEB (Zentrales Konstruktions- und Entwicklungsbüro = Ufficio centrale per progettazioni e costruzioni), lo ZVA (Zentrales Versuchsanstalt = Reparto centrale ricerche) ed il KEKB (Karosserie Entwicklungs- und Konstruktionsbüro = Ufficio per lo sviluppo e la costruzione di carrozzerie).
Fu solo dopo tale organizzazione che le cifre di produzione salirono ad alti livelli: nel 1938 la produzione dell’Auto Union rappresentò il 23.4% dell’intera produzione tedesca, posizionando il colosso sassone al secondo posto dopo la Opel, quest’ultima forte della sua fetta di mercato pari al 41%.
Nella Germania che si preparava allo sforzo bellico, le industrie automobilistiche furono coinvolte nello sviluppo di veicoli militari durante gli anni trenta e l’Auto Union divenne un importante fornitore per le forze armate tedesche. Allo scoppiare della seconda guerra mondiale la produzione civile fu interrotta nel maggio 1940, convertendo tutta la capacità produttiva alle commesse militari.
Gli impianti furono bombardati pesantemente e danneggiati in modo grave durante gli ultimi due anni del conflitto.
Nel dopoguerra gli stabilimenti Auto Union in Sassonia furono espropriati dal governo della Repubblica Democratica Tedesca e nazionalizzati. Il gruppo si ricostituì nella Germania Ovest il 3 settembre 1949 come AUTO UNION GmbH, usando altri impianti sopravvissuti e studiando nuovi piani di produzione.
Riprese quindi sia la produzione automobilistica che quella motociclistica, entrambe con marchio DKW. Gli altri tre marchi appartenenti all’Auto Union non vennero utilizzati, anche se la Casa tedesca ne fu ancora la detentrice dei diritti.
Nel 1958 la società venne acquisita dalla Daimler-Benz, interessata ad ampliare verso il basso la sua gamma, costituita essenzialmente dai modelli Mercedes-Benz (e dagli autocarri–fuoristrada della Unimog). Ma nel giro di breve tempo, la Daimler-Benz rinunciò al suo programma e, nel 1964, cedette l’intera Auto Union alla Volkswagen, con qualche eccezione.
Nel 1985, otto anni dopo la cessazione della produzione della NSU Ro80 avvenuta nel 1977 (ultima automobile commercializzata con quel marchio), il presidente del gruppo Volkswagen Ferdinand Piëch decise di semplificare il marchio dell’azienda, eliminando lo storico Auto Union per sostituirlo con il più semplice Audi.
In particolare, quella che presentiamo è una Auto Union 1000 del 1960, una delle poche costruite dalla carrozzeria Fissore di Savigliano (Torino).
Nel 1921, Bernardo Fissore con il fratello Antonio, fonda la Carrozzeria Fissore, cui si aggiungeranno in seguito i fratelli minori Giovanni e Costanzo.
Nel 1936, la titolarità aziendale venne assunta da Bernardo Fissore che orientò l’azienda alla costruzione di carrozzerie speciali per automobili fuoriserie, furgoni postali, autobus, ambulanze e carri funebri.
Grazie a questa specializzazione, la “Fissore” conobbe un grande sviluppo durante il secondo conflitto mondiale, per le numerose forniture commissionate dall’Esercito Italiano di automezzi civili, trasformati per uso militare.
Negli anni cinquanta vennero prodotte diverse fuoriserie basate sui più popolari modelli della FIAT, oltre ad un gran numero di veicoli pubblicitari, al tempo particolarmente richiesti dalle aziende di prodotti di largo consumo, per presenziare ai grandi eventi sportivi come il “Giro d’Italia” o la “Mille Miglia”.
Durante quel decennio, la direzione aziendale viene gradatamente conferita agli 11 figli dei fondatori entrati in azienda, senza tuttavia che i 4 fondatori facciano mancare la loro presenza e il loro consiglio. Particolarmente Bernardo fu presidente della Fissore fino al 1970, divenendo presidente onorario l’anno successivo.
La Carrozzeria Fissore raggiunse, negli anni sessanta, la massima espansione, arrivando ad occupare oltre 200 dipendenti. In quel decennio furono molte le collaborazioni con prestigiose case automobilistiche per la realizzazione di lussuose Gran Turismo, in particolare con Maserati, De Tomaso, Opel, Monteverdi, TVR, Vemag e Mitsubishi.
La 1000 Special si ispira per le sue forme e le codine posteriori alla più famosa Ford Thunderbird, equipaggiata con il super collaudato tre cilindri due tempi da 1000cc realizzato dalla DKW e con una potenza di 37 kw, raggiungeva i 130 km orari ed era equipaggiata con un cambio al volate con 4 marce + retro.
Fu presentata la prima volta in occasione del salone dell’automobile di Torino del 1959 nelle versioni coupé e cabriolet. Fu prodotta in pochissimi esemplari tra il 59 ed il 64 e veniva distribuita dall’importatore italiano della DKW la ditta Motoauto SpA di Bologna. Non esistono dati precisi sugli esemplari prodotti ma si ritiene ne siano state realizzate poco più di un centinaio.
Dopo questa fase Fissore cedette la licenza di fabbricazione alla Industria Automotriz Santa Fé SA Argentina che costruí 701 esemplari della prima serie e 226 della seconda.
L’Auto Union 1000 special Fissore che presentiamo è stata immatricolata a Bologna il 26/10/1960 eha avuto vari proprietari tutti identificabili dall’estratto storico della vettura.
È stata ristrutturata una decina di anni fa da parte del precedente proprietario che l’ha curata amorevolmente fino a che, per raggiunti limiti di età ha deciso di cedercela nel febbraio del 2016.
Durante questi anni è stata regolarmente mantenuta in efficienza, la vernice originale anche se evidenzia alcune imperfezioni è stata lucidata e brilla come nelle foto, le cromature sono in ottimo stato e gli interni sono impeccabili.